Alla scoperta di Legnano: approfondimenti sulle tre tele di Gaetano Previati

23 Ott 2025

A supporto del video “Alla scoperta di Legnano: il Castello Visconteo“, Riceviamo e volentieri pubblichiamo un approfondimento della prof.ssa Marina Degl’Innocenti, docente di Storia dell’Arte al Liceo Galilei Galileo di Legnano, delle tre opere , esposte ora al Castello Visconteo San Giorgio Lampugnani . Ringrazio la prof.ssa per questo originale contributo…

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Riferimenti e prefazione

Il contributo è un estratto “Previati. Storia di un restauro”, di Marina Degl’Innocenti.
Di questo importante gruppo di opere, ubicate ora al Castello Visconteo giocate sulla valenza decorativa e sul grande formato, fa parte anche il Trittico della Battaglia di Legnano, che il pittore realizza nella sua ultima fase di attività e precisamente tra il 1915 e il 1918 quando, indebolito dalla malattia e prostrato dal dolore per la perdita della moglie e di un figlio, smette di dipingere. Allusive al tema della guerra, le tre grandi tele tornano ad illustrare un episodio che, come abbiamo visto, interessava il pittore fin dagli anni Ottanta, ma che adesso, con lo scoppio della guerra, assumeva un significato di grande e drammatica attualità, sia dal punto di vista storico sia da quello privato della sua vicenda familiare. L’assegnazione ad una data così tarda (il Trittico è probabilmente l’ultima opera affrontata da Previati e ne costituisce una sorta di testamento artistico) è giustificata dalle affermazioni di Giuseppe Grondona, che nel 1915 si reca nello studio dell’artista, lo vede impegnato a dipingere il pannello centrale del Trittico, e in seguito pubblica sulla rivista “Vita e Pensiero” una prima descrizione dell’opera nel suo farsi.

La preghiera
La datazione estrema spiega inoltre il fatto che il Trittico sia rimasto incompiuto: affrontato inizialmente l’episodio della Preghiera, di cui ci rimangono più numerosi gli studi preparatori, e iniziato dunque nel 1915 il pannello centrale con la Battaglia, esposto per la prima volta nel 1916 alla Permanente di Milano, l’artista non riesce a completare il terzo e ultimo episodio, sconvolto dai lutti familiari che pongono fine alla sua attività pittorica. L’adesione alla poetica simbolista appare evidente soprattutto nella prima tela, dedicata alla preghiera che precede il combattimento, dove l’atmosfera carica di tensione si arricchisce di valori simbolici nel cielo striato e reso con colori teneri, allusivi alla speranza della vittoria; alcuni elementi realistici come lo stendardo posto sul Carroccio, il drappo rosso che lo ricopre, la resa minuziosa di costumi e scudi, sfumano nella rappresentazione di una scena corale in cui il ripetersi quasi ossessivo delle lance e delle schiene ricurve dei soldati fa pensare a una sacralità quasi mistica, perseguita dal pittore anche nella produzione di carattere religioso

La Battaglia
Nel secondo episodio, conosciuto come La Battaglia o anche La Difesa del Carroccio, è invece la struttura a vortice creata dalla schiera curvilinea di soldati e animali a restituire l’impressione della furia combattiva delle armate: il movimento pare originarsi dalla figura del bove atterrato in primo piano ed è sottolineato dalle evidenti, lunghissime pennellate filamentose con le quali Previati ha realizzato tutta la parte destra del dipinto. La tensione è accresciuta dai gesti del sacerdote che inveisce contro l’esercito nemico nel suo atteggiamento di sdegno e da un cielo livido, fosco, rischiarato sinistramente da una bassa striscia luminosa visibile all’orizzonte. Sulla sinistra del quadro possiamo riconoscere l’imperatore Federico I detto il Barbarossa, a cavallo, appena percepibile nell’insieme caotico di teste, lance, soldati combattenti: un residuo di fedeltà ai canoni morelliani di naturalismo e verosimiglianza, trasfigurati però in quella che rimane una rappresentazione spiritualista e quasi metafisica della battaglia. La schiera di soldati visibile all’estrema destra del dipinto, simile a una serie di presenze fantasmiche, richiama quelle figure “seriali” che, ripetute identiche secondo un espediente caratteristico dell’arte bizantina, l’artista propone anche in altre opere tarde come il trittico dei Funerali di una Vergine (1912-1914). Inoltre, l’intonazione cromatica basata su pochi colori – ravvivati dal rosso intenso del drappo sul carroccio – e la coerenza con cui viene applicata la tecnica divisa, caratterizzano in particolare questo pannello come tipico dello stile maturo di Previati

La Vittoria
Una luce rosata pervade infine l’ultima tela raffigurante La Vittoria, ma ancora una volta è la ritmica ripetizione di lance e cavalli del primo piano a conferire un’aura di sacralità alla scena: travolto l’esercito imperiale in una ridda di corpi scomposti e armi abbandonate, la lunga e vittoriosa schiera di cavalli della Lega Lombarda sfila trionfalmente seguendo la direttrice orizzontale del dipinto; l’occhio dello spettatore muove verso il Carroccio, importante protagonista del Trittico, sopra il quale il sacerdote, circondato dai suonatori con le trombe sollevate verso il cielo, agita l’incensiere. La componente simbolista, evidente nel significato mistico-allegorico accordato da Previati alla luce e tradotto in lunghi filamenti di materia-colore, è il tratto unificante del Trittico di Legnano

Conclusioni

Rispetto ai tre disegni della GNAM di Roma, il Trittico del Museo Civico Sutermeister ha conosciuto una minore fortuna espositiva. Dopo la presentazione alla Permanente di Milano della Battaglia (1916), rimane infatti nella galleria di Alberto Grubicy alla morte del pittore e in seguito confluisce nella raccolta dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di guerra di Roma, che diviene l’erede per lascito testamentario di tutte le opere, non solo previatesche, possedute dal mercante. Nel 1921 è ancora il solo pannello con La difesa del Carroccio ad essere esposto nell’ambito della Prima Biennale romana, che ormai sancisce la storicità del movimento divisionista proponendo alcune delle opere dei suoi principali esponenti; appare significativo che almeno una fra le tele del Trittico vi compaia, mentre risultano assenti i tre disegni. In seguito i dipinti vengono messi in vendita presso la Galleria Pesaro di Milano, nel maggio 1927, e riprodotti nel catalogo di questa esposizione, che reca nell’introduzione la prestigiosa firma di Margherita Sarfatti; vengono quindi acquistati dal commendatore Fabio Vignati, all’epoca sindaco di Legnano, e da questi generosamente donati al Museo Civico Sutermeister, per non essere più rimossi né esposti alle varie rassegne che negli ultimi decenni sono state dedicate al Divisionismo. Nella recente mostra antologica di Previati, svoltasi a Milano, sono stati presentati al pubblico i tre disegni di Roma e, sulla decisione di non esporvi anche i dipinti, hanno pesato le enormi difficoltà che il trasporto di un’opera di notevoli dimensioni avrebbe comportato. Il presente restauro costituisce dunque un’occasione preziosa per “rivedere” un capolavoro poco conosciuto che illumina un aspetto importante della personalità di Gaetano Previati e, inoltre, arricchisce il repertorio tematico dedicato alla celebre battaglia del 1176 in cui i Comuni lombardi, alleati fra di loro, sconfissero l’imperatore Barbarossa. Ora i tre dipinti sono esposti nella “Sala Previati” del Castello Visconteo di Legnano.

Marina Degl’Innocenti

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